FAVOLE

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martedì 26 agosto 2014

IL FUMO E L'ARROSTO

IL FUMO E L'ARROSTO
di ANONIMO



In Alessandria d'Egitto vi sono strade in cui stanno cuochi saracini a vender pietanze, e la gente va là a comperare i cibi più netti e più delicati, come noi in Toscana andiamo alla bottega a comperare le stoffe.
Un lunedì accadde che un povero saracino, il quale no aveva denari, passò davanti alla bottega di un cuoco chiamato Fabiac.
Non avendo moneta, tenne i pane sopra una  teglia d'arrosto e lo inebriò del profumo che ne usciva; e così mangiò.
Questo Fabiac non aveva fatto buoni affari quella mattina; se l'ebbe a noia, e, preso il povero saracino, gli disse:
- Pagami quello che tu hai preso.
Il povero  rispose:
- Io dalla tua cucina non ho preso altro che fumo.
- E tu pagamelo, - ripeteva Fabiac.
La cosa andò in tribunale.
Il Sultano radunò i savi del regno, e propose loro la questione.
i savi cominciarono a discutere: chi dava ragione al povero, e chi a Fabiac.
Finalmente questa fu la decisione:
- Giacché il povero ha goduto il fumo ma non ha toccato l'arrosto, prenda egli una moneta e la batta sul banco. La moneta suoner, e con quel suono il cuoco sarà pagato.
Così ordinò il Sultano; e Fabiac si ebbe il suono della moneta per il fumo dell'arrosto.               

   

               

lunedì 25 agosto 2014

LE SETTE VERGHE

LE SETTE VERGHE
di Cristoforo SCHMID




Un onesto agricoltore aveva sette figli, che erano in disaccordo tra loro, e spesso perdevano in contese i tempo che avrebbero dovuto impiegare nel lavoro.
E già i maligni pensavano di spogliarli del patrimonio, morto che fosse il padfre loro.
Questi, prevedendo una tgal fine, un giorno chiamò a sé  i sette figli e presentò loro sette verghe strettamente legate insieme, dicendo:
- Quegli fra voi che sarà capace di spezzare questo fascio riceverà cento scudi.
Tutti si misero alla prova, l'un dietro l'altro, e ciascuno disse alla fine:
- Ciò è impossibile.
- Eppure, - soggiunse il padre, - nulla c'è di più facile.
Ciò detto, slegò il fascio e ruppe senza fatica tutte le verghe una dopo l'altra.
- In questo modo, - esclamarono i sette figli, - nulla viè di più facile; e un fanciullo saprebbe fare altrettanto.
- Figli miei! - disse allora il padre, - accadrà di voi come di queste verghe; fino a che sarete uniti nessuno potrà opprimervi, ma quando i legami fra voi saranno sciolti, vi accadrà lo stesso che a queste verghe, fatte a pezze e sparse al suolo.









                                                                                  


I DESIDERI UMANI

I DESIDERI UMANI

di Niccolò TOMMASEO

 



Uno che aveva due figliole diede la prima in moglie ad un ortolano e l'altra ad un vasaio.
Passato del tempo, andò da quella dell'ortolano e le domandò come andassero le cose sue.
Ed ella:
- Tutto va bene; solamente io prego il cielo che venga un po' di pioggia per annaffiare gli erbaggi.
Non molto dopo, andò da quella del vasaio e domandò anche a lei come stava.
Ed ella:
- Non ho bisogno di nulla; solo io prego che faccia un po' di bel tempo e si lasci vedere il sole per seccare bene i cocci.
Il padre allora:
- Tu desideri il sereno, tua sorella vuole la pioggia. Per quale di voi due dovrò rivolgere al cielo le mie preghiere?