FAVOLE

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mercoledì 18 marzo 2015

LA RONDINE E IL PRINCIPE FELICE

LA RONDINE E IL PRINCIPE FELICE
di Oscar WILDE

In alto, dominante la città, sorgeva sopra un'immensa colonna la statua del Principe Felice.
Era ricoperta di sottili foglie d'oro, aveva due zaffiri lucenti come occhi e un rubino splendente sull'elsa della spada.
Tutti la ammiravano.

- E' bella come una banderuola - disse uno dei consiglieri comunali, il quale ambiva di farsi fama di buon intenditore di cose d'arte; - ma non altrettanto utile - soggiunse in fretta, per tema d'esser creduto di poco senso pratico, cosa che non era probabile.

- Perché non sei come il Principe Felice? - chiese una buona mamma al suo bambino, che piangeva perché voleva la luna. - Il Principe Felice non piange mai!


- Meno male che c'è al mondo qualcuno felice! - mormorò un disilluso, guardando la statua meravigliosa.


- Sembra proprio un angelo! - dissero gli scolaretti, uscendo dalla cattedrale coi loro mantelli scarlatti e i grembiulini di bucato.


- Come fate a saperlo? - chiese il professore di matematica - di angeli voi non ne avete mai veduti.


- Oh sì, in sogno! - risposero i bambini.

Il professore di matematica aggrottò le ciglia: non approvava che i bambini sognassero.
Una notte arrivò in quella città una rondinella.


Aveva lasciate partire per l'Egitto tutte le compagne, e da sei settimane ritardava sempre il momento di abbandonare un bellissimo giunco, di cui si era perdutamente innamorata.

L'aveva conosciuto al principio della primavera, mentre lungo il fiume inseguiva una farfallina gialla.
Ne era rimasta così incantata, che si era fermata a parlargli.

- Posso amarti? - chiese le rondinella, venendo subito alla conclusione; ed il giunco s'inchinò.

Allora cominciò a volargli intorno, sfiorando l'acqua colle ali, e disegnando anelli d'argento. Questo fu il suo amore e durò tutta l'estate.

- Che amore ridicolo! - cinguettavano le altre rondini. - Il giunco con ha patrimonio, ma molti, troppi parenti.

Difatti il fiume era pieno di giunchi.
Quando sopraggiunse l'autunno, tutte le rondinelle volarono via. Quando esse furono partite, la rondinella si sentì molto sola, e cominciò a stancarsi del suo amore.

- Non sa parlare - diceva; - temo che sia un po' leggero: scherza sempre con la brezza.

E certamente, quando soffiava al brezza, il giunco sfoggiava i suoi più belli inchini.

- Poi a me piace viaggiare - continuò la rondine ed il giunco non vuol muoversi. Vuoi partire con me? - gli chiese finalmente.
Ma il giunco scosse la testa: voleva troppo bene la suo luogo natìo.

- Hai dunque voluto scherzare con me? - gridò la  rondinella. - Io partirò per le piramidi. Addio! - E così dicendo prese il volo.

Tutto  il giorno dopo volò. e verso sera arrivò alla città.

- Dove dormirò? - si chiese - Speriamo che la città sia preparata a ricevermi.

Allora scorse la statua sopra l'immensa colonna e tutta contenta gridò:

- Ecco un bel posto, con molta aria fresca!

E si posò tra i piedi del Principe Felice.


- Ho una camera dorata! - mormorò guardandosi intorno, mentre si preparava a dormire; ma proprio nel momento che metteva il capino sotto l'ala, si sentì cadere addosso una grossa goccia d'acqua.

- Che cosa strana! - esclamò - non c'è una nuvola incielo; le stelle sono chiare e lucenti, eppure piove. Il clima del Nord dell'Europa è proprio terribile: al giunco piaceva la pioggia, ma il suo piacere era una forma di egoismo.

Cadde un'altra goccia.

- Ma dunque, a che cosa serva una statua, se non può neanche riparare dalla pioggia? Bisognerà che mi trovi un buon camino - e si preparò a volare via.

Ma  prima che potesse stendere le ali, cadde una terza goccia. Allora guardò in su, e cosa vide?
Gli occhi del Principe Felice erano pieni di lacrime, e le lacrime gli scorrevano lungo le guance dorate. Aveva il volto così bello, al chiaro di luna, che la rondinella fu intenerita.

- Chi siete? - gli chiese.

- Sono il Principe Felice.

- Allora perché piangete? - chiese la rondinella. - Mi avete tutta infradiciata.

- Quando ero vivo, ed avevo il cuore umano - rispose la statua - non sapevo cosa fossero le lacrime, perché abitavo nel palazzo degli Scacciapensieri, dove il dolore non penetra mai. Durante il giorno giocavo coi miei compagni nel giardino, e la sera ballavo nel gran salone. Intorno al giardino sorgeva un muraglione, ma io non mi ero mai occupato di quello che succedeva dall'altra parte. I miei cortigiani mi chiamavano il Principe Felice, e felice ero veramente, se la felicità consiste nel divertimento. Così vissi, e così mi colse la morte. Ora che sono morto, e che mi hanno messo tanto il alto, vedo bene tutte le miserie della mia città, e benché abbia il cuore di piombo, pure non posso fare a meno di piangere.

- Come? - pensò la rondinella - non è dunque d'oro massiccio?

Ma non disse nulla per non mancare alla buona educazione.

- Lontano lontano - continuava la statua con voce sommessa ed armoniosa - lontano lontano, in una misera stradina c'è una misera casupola. Da una finestra aperta, vedo una donna seduta al tavolino. Ha il viso pallido e scarno, le mani ruvide e rosse rovinate dall'ago, perché è una ricamatrice e sta ricamando dei fiori sopra un vestito di raso, perché la più bella dama d'onore della regina lo possa indossare al prossimo ballo di corte. In un angolo della stanza, in fondo al letto, giace il suo figliolo malato. E' arso dalla febbre e chiede un'arancia, ma la madre non può dargli che l'acqua del fiume, ed egli piange! Rondinella, non vorresti portarle il rubino del pomo della mia spada? Ho i piedi fissati al piedistallo e non mi posso muovere.

- Sono attesa in Egitto; - disse la rondine - le mie compagne volano su e giù per il Nilo e s'intrattengono coi  fiori di loto. Presto si addormenteranno sulla tomba del gran re. Il re è lì nella sua casa dipinta. E' inviluppato in una tela gialla e imbalsamato con aromi. Attorno al collo ha una collana color verde pallido, ed ha le mani come foglie appassite.

- Rondine, rondinella, - disse il Principe - non vorresti stare con me una notte sola per portare il mio messaggio? Il bambino ha tanta sete, e la madre è tanto triste!

- Non mi piacciono i ragazzi - rispose la rondine. - L'anno scorso, quando abitavo sul fiume, c'erano due ragazzacci figli del mugnaio, che mi buttavano sempre sassi. Naturalmente non mi coglievano mai: noi rondini abbiamo il volo troppo rapido, e per di più io vengo da una famiglia famosa per la rapidità del volo; ma, ad ogni modo, era una prova di poco rispetto.

Ma il Principe Felice si rattristò talmente che la rondinella si pentì.

- Fa molto freddo, - disse - ma mi tratterrò una notte per portare il tuo messaggio.

- Grazie, rondinella - rispose il Principe.

Allora la rondine staccò il grosso rubino della spada del Principe, e, tenendolo nel becco, volò via, passando sopra i tetti delle case.
Passò davanti alla torre della cattedrale, dov'erano scolpiti gli angeli di marmo bianco. Passò dal palazzo e udì suoni di musica. Una bellissima fanciulla uscì sul balcone col fidanzato.

- Come sono meravigliose le stelle! - le diceva lui - e com'è meravigliosa la potenza dell'amore!

- Speriamo che il mio vestito sia pronto per il ballo di corte; - rispondeva lei - ho dato ordine che vi siano ricamati fiori di passione, ma le ricamatrici sono tanto pigre!

La rondine passò sopra il fiume, e vide le lanterne attaccate agli alberi dei bastimenti. Passò sul ghetto e vide i vecchi mercanti che discutevano fra di loro, pesando il denaro su bilance di rame.
Finalmente arrivò alla casupola e vi si affacciò.
Il bambino, tormentato dalla febbre, si agitava continuamente nel letto, e la madre si era addormentata; era tanto stanca!
La rondinella volò dentro, e pose il grosso rubino accanto al ditale della donna, poi, svolazzando intorno al letto, fece vento al bambino febbricitante, il quale esclamò:

- Che fresco delizioso! Mi pare di stare meglio! - e cadde in un sonno profondo.

Allora la rondinella tornò dal Principe e gli narrò quanto aveva fatto.

- E' strano; - disse - sento tanto caldo, mentre in realtà fa molto freddo!

-  Perché hai fatto una buona azione - rispose il Principe.

La rondinella cominciò a riflettere, ma le riflessioni le conciliarono il sonno, e ben presto si addormentò.
Quando fu giorno, volò al fiume e fece un bagno.

- Che fenomeno strano! - disse il professore d'ornitologia, che passava sul ponte - una rondine nel cuore dell'inverno! - E scrisse un lungo articolo nel periodico locale, che tutti citarono, perché era pieno di paroloni, di cui però nessuno sapeva il significato.

- Stasera parto per l'Egitto - pensò la rondinella, tutta allegra all'idea del viaggio.

E visitò tutti i monumenti soffermandosi più a lungo in cima al campanile della chiesa.
Dovunque andava i passerotti cinguettavano fra di loro dicendo:

- Che forestiera elegante!

Come era contenta la rondine!
Quando sorse la luna, la rondinella tornò dal Principe Felice, gridando:

- Avete commissioni per l'Egitto? Sto per partire.

- Rondine, rondinella, - disse il Principe - rimani con me ancora questa notte.

- Mi aspettano in Egitto; - rispose la rondine - domani le mie compagne voleranno fino alla seconda cateratta. L'ippopotamo vive lì fra i giunchi, e su un trono di granito siede i dio Mèmnone. Tutta la notte contempla le stelle, e quando spunta le stella mattutina, manda un grido di guerra e poi torna silenzioso. Nel pomeriggio i leoni fulvi scendono al fiume a bere; hanno per occhi birilli verdi, ed il loro ruggito è più sonoro delle cateratte.

- Rondine, rondinella, - disse il Principe - lontano lontano, dall'altra parte della città, vedo un giovane in una soffitta. E' appoggiato ad un tavolino, coperto di fogli, e accanto a sé ha un bicchiere con un mazzetto di viole appassite. Ha i capelli castani, le labbra rosse come il melograno, e gli occhi grandi e sognatori. Vorrebbe finire una commedia per il direttore del teatro, ma ha tanto freddo che non può più scrivere. Nel camino non c'è più fuoco ed il poveretto si sente svenire dalla fame!

- Starò con voi ancora una notte - disse la rondinella, che in fondo aveva buon cuore. - Devo portargli un altro rubino?

- Ahimè! non ho più rubini, - rispose il Principe - mi rimangono solamente gli occhi. Sono zaffiri rarissimi portati dalle Indie mille anni fa. Toglimene uno e portaglielo. Egli lo venderà ad un orefice, comprerà cibo e legna da ardere e così potrà finire la commedia.

- Caro Principe, - disse la rondine piangendo - non posso far questo!

- Rondine, rondinella, obbediscimi.

Allora la rondine strappò un occhio al Principe e volò dallo studente.
Entrò da un'apertura del soffitto, e trovò il giovane con la testa fra le mani.
Era talmente  assorto che non udì volare la rondinella; ma quando alzò gli occhi, vide accanto alle viole appassite lo zaffiro meraviglioso.

- Comincio ad essere apprezzato! - gridò - questo zaffiro è un dono di qualche grande ammiratore! ora potrò finire la commedia! - E si rasserenò tutto.

Il giorno dopo la rondine volò al porto.
Si posò sull'albero di un gran bastimento, e stette a vedere i marinai che issavano un grosso carico con le funi.

- Vago in Egitto - gridava la rondine; ma nessuno le badava, e quando si alzò la luna, tornò dal Principe Felice.

- Sono venuta a dirvi addio - disse.

- Rondine, rondinella, - disse il Principe - non vuoi restare con me ancora una notte?

- Siamo già nell'inverno, - rispose la rondine - e presto cadrà la neve. In Egitto il sole fiammeggia sulle palme, e i coccodrilli, sdraiati nel fango, si guardano pigramente attorno. Le mie compagne si fabbricano un nido nel tempio di Baalbec e le tortorelle rosate e bianche le guardano dolcemente. Caro Principe, vi debbo lasciare, ma non vi dimenticherò mai, e a primavera vi porterò due bellissimi gioielli per sostituire quelli che avete regalati. Il rubino sarà più grosso di una rosa vermiglia, e lo zaffiro azzurro come il mare.

- Giù nella piazza - disse il Principe - sta una piccola venditrice di fiammiferi. Ha lasciato cadere tutti i fiammiferi nel fango; se no porta i quattrini a casa, il padre la bastonerà, ed essa piange. Non ha né scarpe, né calze, e la testina è scoperta. Toglimi l'altro occhio e daglielo; così il padre non la picchierà!

- Starò con voi ancora una notte, - disse la rondine - ma non posso togliervi l'altro occhio, sareste completamente cieco.

- Rondine, rondinella, obbediscimi.

Allora la rondine gli strappò l'altro occhio e volò giù. Passando accanto alla bambina, le lasciò cadere lo zaffiro in mano.

- Che bel pezzetto di vetro! - esclamò la bambina ridendo, e corse a casa.

Allora la rondine tornò dal Principe e gli disse:

- Ora che siete cieco, io resterò sempre con voi.

- No, rondinella, - disse il povero Principe - tu devi andare in Egitto.

- Starò sempre con voi - ripeté la rondinella e si addormentò ai piedi della statua.

Tutto il giorno seguente, posata sulla spalla del Principe, la rondinella gli narrò quanto aveva veduto nei paesi lontani: gli narrò dei rossi ibis, che stanno in lunghe file sulle rive del Nilo, per prendere i pesciolini dorati; della sfinge, vecchia come il mondo, che abita nel deserto e sa tutto; dei mercanti che camminano accanto ai cammelli, e portano con loro le collane di ambra.
Gli parlò del Re delle Montagne della Luna, nero come l'ebano, che adora un gran  cristallo; del gran serpente che dorme  in una palma, ed è nutrito da venti sacerdoti con biscotti fatti di miele, e infine dei pigmei che vagano nel gran lago sopra foglie larghe e piatte, e sono sempre in guerra con le farfalle.

- Cara rondinella, - disse il Principe - tu mi racconti storie meravigliose, ma la sofferenza umana è più meravigliosa di tutto il mondo. Non c'è nessun mistero grande come la miseria! Vola sopra la mia città e dimmi quello che vedi.

Allora la rondinella volò sopra la città, e vide i ricchi che si divertivano nei loro palazzi, e i mendicanti seduti davanti ai cancelli.
Volò nelle vie più scure, e vide i volti pallidi di fanciulli affamati, che guardavano fuori malinconicamente.
Sotto l'arco di un ponte, due bambini che cercavano di riscaldarsi, stando uno vicino all'altro, e dicevano:

- Che fame!

- Non dovete stare lì! - gridò una guardia  che passava; ed essi uscirono fuori sotto la pioggia.

Allora la rondine tornò dal Principe e gli narrò quanto aveva veduto.

- Sono coperto di oro fino; - disse il Principe - staccalo foglia per foglia, e distribuiscilo ai mie poveri; i mortali credono che l'oro renda felici.

La rondine staccò una foglia dopo l'altra, finché il Principe Felice divenne tutto grigio e opaco.
Lo distribuì foglia per foglia ai poveri, ed i volti dei fanciulli si fecero sani e coloriti, ed essi correvano per la strada giocando.

- Ora il pane non ci manca - gridavano allegramente.

Poi venne la neve, e dopo la neve la brina.
Le strade parevano d'argento, tanto erano lucenti: dalle finestre delle case pendevano lunghi ghiaccioli, simili a pugnali di cristallo.
Tutti giravano impellicciati, e i bambini con berretti scarlatti pattinavano sul ghiaccio.
La povera rondinella sentiva sempre più freddo; ma si era talmente affezionata al Principe che non lo avrebbe più voluto lasciare.
Si nutriva di briciole di pane, raccattati davanti all'uscio del fornaio, quando questo non guardava, e cercava di riscaldarsi battendo le ali.
Finalmente capì che stava per morire!
Ebbe appena la forza di volare sulla spalla del Principe e mormorargli:

- Addio, caro Principe, mi permettete di baciarvi la mano?

- Sono felice che tu sia decisa a partire per l'Egitto, rondinella; - disse il Principe - ti sei trattenuta troppo a lungo: baciami , ti voglio tanto bene!

- Non vado in Egitto, - rispose la rondine - vado alla casa della morte. La morte non è forse sorella del sonno?

E baciato che ebbe il Principe, gli cadde morta ai piedi.

In quel momento si udì nell'interno di quella statua uno schianto: era il cuore di piombo che si spezzava.
Il freddo doveva essere molto intenso!
La mattina dopo, il sindaco ed i consiglieri comunali passeggiavano sulla piazza, e passando davanti al monumento, il sindaco guardò la statua ed esclamò:

- Che aria triste ha preso il Principe Felice!

- E' vero - gridarono in coro i consiglieri, sempre d'accordo, e si avvicinarono per vedere meglio.

- Il rubino è caduto dalla spada, non ha più occhi e non è più dorato - proseguì il sindaco. - Pare quasi un pezzente.

- Pare quasi un pezzente! - ripeterono i consiglieri.

- Ha perfino un uccello morto ai piedi! continuò il sindaco - bisogna proprio pubblicare un'ordinanza per proibire agli uccelli  di morire qui.

Ed il segretario si affrettò a prendere nota dell'ordine.
La statua del Principe Felice fu abbattuta.

- Non è più bello, dunque non è più utile - aveva decretato il professore d'arte dell'università.

La statua venne fusa in una fornace, ed il sindaco tenne consiglio, per decidere come si dovesse impiegare il metallo.

- Bisognerà fare un'altra statua - disse - e sarà la mia.

- No, la mia - disse ognuno dei consiglieri, e cominciarono a litigare.

L'ultima volta che sentii parlare di questo affare, essi si bisticciavano ancora.

- Che cosa strana! - disse il capo degli operai alla fonderia - questo cuore di piombo non vuol fondersi; bisogna buttarlo via!

E lo gettarono sopra un mucchio di spazzatura, dove giaceva anche la rondinella morta.
Disse Iddio ad uno dei suoi Angeli:

- Portami le due cose più preziose di quella città, - e l'Angelo gli portò il cuore di piombo e l'uccellino morto.


- Hai scelto bene, - disse il Signore - poiché l'uccellino canterà in eterno, e nella mia città dorata il Principe Felice dirà le mie lodi.


Delicata fantasia di Oscar Wilde, in cui i protagonisti sanno trasformare la loro vita in un continuo atto di amore verso i sofferenti.
Vi sono  uomini che non apprezzano che il guadagno e ciò che è utile materialmente.
Ma gli affetti più tenaci nella vita sono quelli che hanno a base la virtù.
Infatti c'è  molta differenza tra l'affetto della rondine per il giunco e quello per il Principe Felice.
Presso Dio la bontà ha il massimo valore.




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