FAVOLE

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mercoledì 24 settembre 2014

IL GIGANTE EGOISTA (SECONDA PARTE)

IL GIGANTE EGOISTA 
di Oscar WILDE
(Seconda Parte)
- Ora è vostro il giardino, bimbi miei; - disse il Gigante e preso un piccone grande grande abbatté il muro.

A mezzogiorno le donne che passavano per andare al mercato trovarono il Gigante che giocava coi bimbi nel più bel giardino che avessero mai visto.



Tutto il giorno fino alla sera giocarono, e la sera i bambini andarono a salutare il Gigante.
 
- Ma il vostro piccolo compagno, dov'è? - domandò il Gigante - quel bambinetto che ho messo sull'albero?



Il Gigante lo amava più di tutti perché era stato quello che lo aveva baciato.


- Non lo sappiamo; - risposero i bimbi - è andato via.


- Gli dovete dire che non manchi, che venga qui domani - disse il Gigante.


Ma i bambini non sapevano dove abitava, non l'avevano mai visto prima di quel giorno; e il Gigante si rattristò molto.
Ogni pomeriggio, finita la scuola, i bambini vennero ancora a giocare col Gigante. Ma quello particolarmente amato dal Gigante non si vide mai più.
Il Gigante era molto buono con tutti, ma pensava sempre al suo primo piccolo amico e spesso parlava di lui.

- Quanto mi piacerebbe vederlo! - diceva.

Passarono degli anni e il Gigante diventò vecchio e debole. Non poteva più giocare; seduto in una enorme poltrona, guardava i bambini intenti ai loro giochi ed ammirava il suo giardino.

-Quanti bei fiori! - diceva - ma i fiori più belli sono i bambini.

Una mattina d'inverno, mentre si vestiva, guardava dalla finestra.
Non odiava più l'inverno ora, perché sapeva che esso non era altro che la primavera addormentata, e che durante l'inverno i fiori si riposavano.
Ad un tratto si strofinò gli occhi meravigliato; guardò e guardò e tornò a guardare.
Era davvero una cosa meravigliosa. Nell'angolo più distante del giardino vide un albero tutto coperto di bei fiori bianchi. Dai suoi rami d'oro pendevano dei frutti d'argento, e sotto i rami stava il bimbo che aveva tanto amato.
Il Gigante traboccante di gioia, si precipitò giù per le scale, e fu fuori in giardino. Attraversò di corsa il prato e s'avvicinò al bambino. Quando gli fu proprio vicino, diventò tutto rosso dall'ira:

- Chi ha osato ferirti? - gridò il Gigante - dimmelo, che possa prendere la mia grande spada per ammazzarlo.

- No, no, - rispose il bambino - queste sono le ferite dell'amore.

- Chi sei? - domandò allora il Gigante; e preso da uno strano timore, cadde in ginocchio davanti al fanciullo.

Questi gli sorrise e gli disse:

- Una volta mi facesti giocare nel tuo giardino; oggi voglio che tu venga con me nel mio giardino, che è il Paradiso.

E quel pomeriggio, quando i bambini entrarono correndo, trovarono il Gigante morto, sdraiato sotto l'albero tutto coperto di fiorellini bianchi.


                                                                                               FINE

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