FAVOLE

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lunedì 7 luglio 2014

LA CAMICIA DELLA FELICITA'

LA CAMICIA DELLA FELICITA'

C'era una volta un re malato di malinconia: diceva di avere già i piedi nella fossa, scongiurava di salvarlo, e prometteva metà del suo regno a chi gli avesse portato sorrisi e felicità.
Figuratevi i cortigiani e i sapientoni!
Stavano in adunanza giorno e notte, discutevano rumorosamente, s'insolentivano anche nel fervore del parlare e del cercare; ma il rimedio per guarire quel bizzarro loro re malato di malinconia non riuscivano a trovarlo.
Fu chiamato anche il Vecchio della montagna, un sapientone con tanto di barba bianca, il quale dichiarò:
- Occorre trovare un uomo felice. Toglietegli la camicia, infilatela al re, e il re sarò subito anch'egli felice.
Immediatamente partirono cercatori per ogni parte del regno.
Fu suonata la trombetta nelle città, nelle cittaduzze, nei paesi e nei villaggi, ma gli esseri felici non si fecero innanzi.
Chi era povero e soffriva di astinenza, chi era ricco e sospirava per mal di denti o mal di ventre, chi aveva la moglie bisbetica e la suocera in convulsione, chi la stalla appestata, chi il pollaio in rovina...
I cercatori tornarono tutti alla Corte, portando delusioni.
Il re continuò a lagnarsi e a promettere metà del regno a chi gli avesse portato la camicia della felicità.
Una sera il figlio del re andava passeggiando meditabondo per la campagna.
Passando davanti ad una capanna, che aveva il tetto di foglie e di fango, udì parlare e pregare sommessamente.
- Ti ringrazio, buon Dio! Ho lavorato, ho sudato, ho mangiato di buon appetito, ed ora mi riposerò tranquillo su questo letto di foglie. Sono proprio felice!
Felice? Dunque c'era un uomo felice?
Il giovane principe volò al palazzo reale.
Chiamò le guardie, e ordinò di andare a prendere immediatamente la camicia di quell'uomo felice.
- Dategli quanto denaro vuole. Fatelo barone,  conte, duca, principe anche; mio pari. Ma ceda la sua camicia e portatela al re.
Corsero le guardie alla povera capanna.
Offrirono al boscaiolo una fortuna, per avere la sua camicia.
Macché! L'uomo felice era così povero che non aveva camicia.


domenica 6 luglio 2014

IL NONNO

IL NONNO


C'era una volta un vecchio che non ci vedeva più; non ci sentiva più; e le ginocchia gli tremavano. E quando era a tavola non poteva tener fermo il cucchiaio e faceva cadere la minestra sulla tovaglia, e qualche volta gliene scappava anche dalla bocca. 
E la moglie del suo figliuolo se n'era schifita; e anche il suo figlio. Sicché alla fine non lo vollero più a tavola con loro.
Il povero vecchio doveva star seduto al canto del camino, e mangiava un poco di zuppa in una scodella di terra.
 Un giorno siccome le sue mani tremavano, ecco che la scodella gli cadde per terra e si ruppe in due o tre pezzi. Allora sì, che la nuora gliene disse!
E il povero vecchio non rispose nulla, e chinò il capo, e sospirò. 
Gli comprarono una ciotola di legno, e gli dissero: 
- Codesta non la romperete.
Quella sera il suo figliuolo e la nuora videro il loro bimbetto, che giocava e raccattava i cocci della scodella.
-Che fai così? - gli disse suo padre.
-Rappiccico la scodella per dar da mangiare a babbo e mamma, quando sarò grande.
E il babbo e la mamma si guardarono negli occhi, poi si misero a piangere, e ripresero il nonno a tavola con loro, e d'allora in poi lo trattarono bene.
PICCOLO COMMENTO
A tutti noi è inesorabilmente segnato il cammino da percorrere: si nasce, si cresce, si entra nella giovinezza, poi nella maturità, quindi si declina verso la vecchiaia, quando le forze vengono meno e tutto diventa più grave e più faticoso.
E' allora che gli uomini hanno più bisogno di comprensione e di affetto.
Questo racconto desta tristezza, dolore e indignazione.
Nessun essere umano merita un trattamento simile.
Questo anziano aveva faticato duramente per l'avvenire e il benessere dei figli, ma loro lo hanno dimenticato.
Soprattutto hanno dimenticato che in futuro sarebbe toccato anche a loro la stessa sorte.
Ed è l'ingenuità di un bambino a farli rinsavire.