L’ANGELO DELLA PROVVIDENZA
Un angelo discese sulla terra, nel silenzio dell’alba.
Sempre egli scendeva, per fare qualche cosa di buono sulla terra.
Una volta portava il sonno a un malato, un’altra volta riportava all’ovile la pecorella che era stata rubata.
Ora l’angelo passò per un sentiero deserto e si chinò a un tratto su una piccola cosa lucente. Non era un chicco d’oro: era solo un chicco di frumento.
L’angelo lo raccolse, e lo tenne accuratamente chiuso nella mano. Camminò un poco, e andò in un luogo solitario dove crescevano erbacce, e mise il chicco di frumento nella terra smossa.
Il sole apparve all’orizzonte. L’angelo che risaliva in cielo pareva una bianca nuvola portata dal vento.
Era beato. Anche quel giorno aveva fatto qualche cosa di buono sulla terra.
Il chicco di frumento, chiuso nella terra umida di rugiada, era un chicco vivo, felice di diventare una pianticella.
La pianticella, sottile come un ago, dritta e verde, bucò la terra, crebbe nel sole.
Ebbe molte foglie sottili lungo il delicato stelo, diede il suo miracoloso fiore, la spiga.
Il sole di giugno fece diventare d’oro la pianticella.
L’uomo solitario che abitava la capanna, tolse i chicchi
biondi dalla spiga; poi strappò altre erbacce intorno alla capanna, e nella terra smossa lasciò cadere i chicchi della spiga.
Nacquero tante pianticelle, tanti piccoli aghi verdi bucarono la terra in primavera. Una larga zolla di terra diede molte spighe di frumento.
L’uomo seminò in autunno i chicchi di tutte le spighe e l’anno dopo vi fu davanti alla capanna una grande aiuola di frumento.
L’uomo seminò ancora, ebbe la farina per il pane: dovette strappare tutte le erbacce intorno alla capanna.
Dopo qualche tempo, la capanna parve quasi sparire in un vasto campo di frumento.
L’uomo donò frumento a chi gli venne a chiedere la carità.
CAMPO DI GRANO
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